Rapiti da internet

Secondo quanto emerge da una ricerca [1] svolta in Italia qualche anno fa solo il 18% dei genitori risulta esperto delle tecnologie così dette “nuovi media” vale a dire cellulare, internet, social network e video game. 

Facendo un rapido calcolo questo significa che l’ 88 % degli intervistati non conosce potenzialità e rischi degli strumenti che abbiamo a disposizione. In altre parole, guidiamo delle automobili senza aver preso la patente. 

Segnalo, per chi volesse iniziare ad ampliare la sua conoscenza riguardo alle buone prassi in tema di digitale, il libro “Mio figlio è stato rapito da internet “ [2] , è una guida pratica dal punto di vista educativo.

Per risultare convincenti con i più giovani è importate diventare genitori di se stessi nella fruizione di TV, telefono, mail, videogiochi. 

Se noi stessi non siamo capaci di avere momenti in cui appoggiamo il telefono, ad esempio quando siamo a tavola, o in certe ore delle giornata, è difficile che possiamo trasmettere dei limiti, attraverso l’esempio,  insegnando loro a proteggersi.

Un bambino nato negli anni ’90 non è naturalmente capace di utilizzare la tecnologia in maniera funzionale solo perchè abile dal punto di vista pratico. 

Allo stesso modo essere in ansia e adottare comportamenti punitivi nei quali non vengono argomentati i motivi dei divieti non funziona, rischia di produrre comportamenti di opposizione al divieto e di danneggiare i bisogni dei bambini/ ragazzi. 

Sebbene con i più piccoli si possano dare delle regole senza per forza dilungarsi in spiegazioni che non capirebbero.

Anche il modo in cui vengono definiti i limiti attraverso cui il bambino possa autoregolarsi ad esempio “hai un’ ora di tempo per giocare” piuttosto che “ora basta! smettila di giocare !” è importante oltre che rimandarci a quello che nella nostra storia i limiti hanno significato.

Pensieri di voi genitori adulti come  “tanto non riguarda la mia generazione , non mi importa e non ne voglio sapere niente ”  oppure “non ne sono capace” possono sicuramente sottendere lo sforzo abissale e il disorientamento che i rapidi cambiamenti dovuti alla rivoluzione informatica ci richiedono.

Non possiamo essere certo “tuttologi”. 

Non dimentichiamoci che spesso i nostri pensieri potrebbero essere influenzati dalla motivazione, perciò credere che la vostra competenza fa la differenza è importante. 

Non è davvero giusto che questo compito sia solo vostro in quanto è anche la comunità educante a doversene far carico, a partire dalla scuola.  

Ma perché tanto interesse e dunque perché la tecnologia è così attraente quali sono i “pro”?Cerchiamo i vantaggi di cui potremmo godere anche noi “non nativi digitali”.

Il senso di gratificazione è uno di questi. Quando si utilizza un video-gioco e si vince passando al livello successivo, si guadagnano punti o “abilità” o veniamo stimolati da contenuti colorati, inediti, creativi nelle pagine che scorrono il nostro cervello rilascia dopamina il neurotrasmettitore del piacere. 

Esistono programmi, app e giochi che accrescono le competenze come la capacità di analisi di informazioni in parallelo e le capacità di memoria per cui simuliamo abilità che possono essere trasferite alla vita concreta. 

Attraverso la tecnologia socializziamo. Molte persone, timide o a disagio in contesti sociali, possono sentire il bisogno di un “lubrificante sociale” e il distanziamento dello schermo o la modalità di messaggistica istantanea tipo whatsapp può farci sentire maggiormente il controllo sulle relazioni rispetto al dialogo faccia a faccia. 

La qualità della socializzazione però cambia in quanto le relazioni possono essere interrotte e diventare interscambiabili. Vi è in aggiunta la ricerca attiva dell’ “essere invidiati” quindi lo scambio avviene per necessità di un confronto sociale fine, perdendo potenzialmente di vista ciò che si vuole veramente. 

La fruizione dei media ci da uno spazio in cui costruire l’ identità. Questa identità è fondata su elementi di fantasia e su capacità reali . Dipende da quanto investiamo nella nostra immagine nel web e come lo facciamo. Ha invece poco a che fare con l’intimo contatto con noi stessi e la solitudine del nostra corporeità. 

Un altro vantaggio è la gestione dei vissuti emotivi (noia, angoscia, solitudine, abbandono, vergogna, fallimento), questa non è necessariamente una fuga, ma può essere la migliore strategia a nostra disposizione al momento o quella più immediata. 

Volersi distrarre è perfettamente normale, ma produce danno quando accompagnato da aspettative che ciò accada immediatamente, senza la possibilità di intraprendere qualcosa di rilassante. 

Anche per rilassarsi può essere necessaria una certa quota di flessibilità e di ricerca, al fine di trovare l’attività piacevole o rilassante giusta, per quel dato momento e quella data situazione.

Utilizzare un social o la tecnologia in generale può bloccare questo processo perchè produce una gratificazione istantanea e maggiormente a “portata di mano”.

Grazie ai media impariamo; arte, lingue, scienze, fitness, cucina. Qualsiasi cosa vi venga in mete lì nel web, c’è.

Alcuni pericoli connessi allo scorretto utilizzo non solo quantitativo (quanto tempo rimango connesso) ma anche qualitativo (in che modo sto utilizzando la tecnologia, quali contenuti sto  esplorando) sono i seguenti:

  • Rischi legati alla privacy. 
  • Rischio truffe e reati, grooming (adescamento di minorenni).
  • Demenze digitali. 
  • Aspetti medici (posture che facilitano problemi muscolo scheletrici, problemi medici connessi alla sedentarietà ed effetto “potenzialmente” cancerogeno).
  • Multitasking e conseguente diminuzione della prestazione per i compiti che sto eseguendo “in parallelo”.
  • Sviluppo di problematiche psicologiche; ritiro sociale e dipendenza.

Quali sono  i campanelli d’allarme che segnalano un uso improprio o la presenza di un un problema? 

– Inversione giorno con la notte.

– Comparsa di disordini alimentari.

– Abbandono scolastico.

– Isolamento sociale.

– Litigi con i genitori per la gestione degli strumenti digitali.

  • Abbandonare i propri hobby.
  • Essere irrequieti tra una sessione e l’altra.
  • Scegliere la rete come propria tana virtuale per fuggire da un dolore.

In questi casi potrebbe essere il caso di contattare un professionista o porre dei limiti con strategie diverse da quelle fin ora intraprese. 

Una domanda importante da porsi come genitori è come passerebbe il tempo mio figlio se non avesse il pc, il telefono e il tablet?

Le attività alternative gratificanti esistono, ma necessitano di presenza e accompagnamento nell’ autonomia, pensiamo a un banale hobby come quello delle moto e delle macchine che potrebbe essere declinato a seconda delle età con il modellismo attraverso l’accompagnamento alla pista dei go cart o l’acquisto di riviste. 

Ognuno di noi scoprirà poi quali sono le sue modalità di rispondere alle sfide che gli si pongono innanzi, perchè solo voi conoscete voi stessi la vostra famiglia e i vostri figli non ci sono “ricette preconfezionate”. 

Per questo è importante porsi tante domande “il corpo dei nostri figli è in tensione quando guarda determinati contenuti? che immagini sta guardando? Che valori / messaggi sta assorbendo? Sta creando dei legami con degli oggetti piuttosto che con delle persone?”.

Non dare per scontato che ciò è stato valido e bene per noi lo sia per gli altri compresi i nostri figli.

Dott.ssa Elisa Sartoretto

[1]Bambini e New Media. (n.d.). Retrieved June 06, 2021, from https://terredeshommes.it/dnload/approfondimento-ricerca-Bambini-e-New-Media.pdf

[2] “Mio figlio è stato rapito da internet”. Come educare all’uso degli schermi digitali dall’infanzia all’adolescenza, Francesco RasponiMichele PigaElvis Mazzoni, in.edit feb. 2018.