“A volte nel parto, come nella vita, ciò che accade è inatteso. Non possiamo prevedere o controllare tutto ciò che può succedere. Quando si dà alla luce un figlio è importante essere gentili con noi stessi.
Quando le aspettative che nutriamo su di noi e su ciò che sta accadendo non trovano, per una qualunque ragione, riscontro nella realtà il nostro ostinarci a volere che le cose vadano in un certo modo può causarci un bel po’ di sofferenza…
Non c’è nulla di passivo in questo. Perfino nelle circostanze difficili è possibile e molto importante fidarci dei nostri sentimenti e del nostro intuito e cercare di prendere decisioni informate, sagge scaturite dal momento.
Lavorare con qualsiasi cosa si presenti e lasciare cadere le forti aspettative che le cose vadano in un certo modo non è facile.
Comporta dare a noi stessi il permesso e il tempo di sperimentare pienamente i nostri sentimenti di frustrazione, rabbia, delusione, paura, dolore.
Provare compassione per noi stessi per le nostre difficoltà, per i nostri sforzi, per i nostri limiti, per la nostra umanità, è una parte essenziale del processo di riparazione e guarigione di noi stessi.”
“Il genitore consapevole.
Non esiste un modo giusto di fare i genitori ma molti modi per crescere bambini sereni”.
Myla & Jon Kabat Zin
Prima di proseguire nella lettura ti chiedo di rispondere a tre domande:
- Come mi sono vissuta/o quest’anno di grandi limitazioni, chiusure di confini geografici , di istituti scolstici, luoghi di aggregazione come genitore e come essere umano?
2) Cosa è cambiato, se è cambiato qualcosa, nel rapporto con i miei figli e gli altri componenti della mia famiglia in questo periodo di distanziamento sociale?
3) Che tipo di genitore vorrei essere in questo particolare periodo storico e sociale ?
Nel corso di quest’anno ho visto diversi genitori, mi colpisce la forza con cui quando si è genitori si sostiene il proprio ruolo, al di là delle modalità educative.
Ho potuto osservare mamme che guardavano impietosite i loro bambini portare mascherine ai centri estivi con 30 gradi pur di permettere loro di stare insieme ad altri bambini.
Ho incontrato chi doveva partorire convivendo con la preoccupazione di entrare in ospedali più deserti per le visite sospese, ma stravolti per l’emergenza in corso.
Mamme con figli che la didattica a distanza non la potevano fare, perchè i loro bambini hanno bisogni educativi speciali, o con figli troppo piccoli, riorganizzarsi, reinventarsi, tirando fuori dal cilindro ogni tipo di risorsa possibile per affrontare la situazione.
Durante le riunioni via zoom, Skype, Meet, ed ogni piattaforma sciibile nel quale ci siamo reinventati, genitori che prima erano colleghi girarsi e cercare di calmare, distrarre, riposizionare i propri figli in un punto diverso della stanza e contemporaneamente lavorare.
E le famiglie “irraggiungibili”? Con le quali puoi comunicare tramite Whats app ma non tramite mail, perchè la mail ancora non la sanno usare, la piattaforma nemmeno, ho visto anche loro nella lotta, rese un po’ meno irraggiungibili dalle iniziative solidali dei supermercati, del Comune, dei Servizi.
“Trascorso questo lungo tempo ancora qui con queste regole che ci obbligano a stare a distanza per prevenire i contagi. Chi se lo aspettava ? “
Proprio come scrive Kabat Zin e la moglie Myla descrivendo l’evento del parto nessuno poteva prevederlo ma la realtà supera spesso ogni fantasia e allora siamo ancora qui.
La mia riflessione, in questo flusso di cambiamento, parte dal capire di quale cambiamento parliamo, dal mio punto di vista si tratta di un cambiamento che riguarda anche il rapporto genitori – figli in un rapporto di cura che è di maggiore dipendenza dalle figure genitoriali in un contesto in cui l’altro è potenziale fonte di pericolo.
La buona notizia dunque è che se vi siete sentiti sovraccaricati è tutto normale.
L’isolamento di norma provoca una maggiore quantità affetti negativi, influisce sulla capacità di filtrare le informazioni; ripeschiamo dalla nostra memoria informazioni in linea con un atteggiamento prudenziale/ pessimistico, diffidente.
L’aumento delle emozioni negative può farci sentire meno sicuri e influenzare i nostri bambini.
Nei bambini questo può comportare una minor capacità di autocontrollo e una maggiore ansia sociale.
Cos’è l’ansia sociale ?
E’ la paura degli altri, di quello che potrebbe accadere e di quello che potrebbero farci o dire di noi, è la paura di sentirci ridicoli di fronte agli altri .
Cosa si intende per autocontrollo ?
L’autocontrollo è la capacità con cui sappiamo regolare le emozioni finalizzando dunque il nostro comportamento.
Quindi c’è meno da chiedere di “star fermi” ai bambini e più da capire ciò che stanno sentendo e provando per capire quanto sia volontaria la loro irrequietezza.
Da tener presente anche che la relazionalità passa in parte attraverso i momenti di contatto, se diciamo ai bambini o ai ragazzi che devono stare distanti stiamo togliendo loro un canale attraverso cui loro comunicano in maniera preferenziale.
Anche il nostro autocontrollo dunque è importante, se vogliamo aiutare loro prima di tutto dobbiamo ricordarci di indossare noi una “maschera d’ossigeno” proprio come se fossimo su un aereo che sta per precipitare.
Indossare la maschera d’ossigeno significa chiederci come stiamo e rispondere come risponderemmo a una persona a cui interessa davvero sapere come stiamo.
Paradossalmente ogni volta che mi lamento di qualcosa sto certo trovando uno sfogo “ quanto sono stanca sono sfinita dallo smart working”, perdendo al contempo tempo prezioso per capire davvero il mio disagio.
Le critiche per quanto siano sensate riflettono un modo giudicante con cui spesso trattiamo noi stessi e gli altri e di cui siamo le prime vittime in quanto distruggiamo piuttosto che costruire. Attaccare qualcuno ci dà un senso di superiorità in quanto criticare scegliendo un criterio di giudizio dimostrando che la proposta non soddisfa quel criterio è moto facile.
“Uno stato che pretende di mettere bambini sani agli arresti domiciliari è il vero malato. No ai tamponi!”
E’ un esempio di critica ma ne ho sentite a centinaia e credo che la critica più grande e la paura più grande di un genitore sia quella di non fare il meglio per suo figlio e di non essere un “buon genitore”, da qui può venire tutta l’ansia, la colpa e la rabbia che scarichiamo criticando e valutando prima di tutto noi stessi adeguati allo standard del “buon genitore”.
Che fare allora ?
“Zeb e la scorta di baci”. Michel Gay (2008) Babalibri
Forse proprio uscire dalla modalità del fare e entrare in quella dell’ essere ci può aiutare a entrare in contatto coi nostri bisogni e i bisogni dei nostri bambini.
Capisco che possa essere paradossale trovare del tempo per stare in contatto col nostro disagio e con le nostre emozioni soprattutto quando non si ha tempo.
Eppure è proprio questa la via per trovarsi, se si ha la pazienza di attendere di incontrare se stessi, i propri pensieri, emozioni, desideri, sensazioni (che a volte rigettiamo giudichiamo e non accettiamo), arrivano le svolte più genuine, creative e concrete.
E’ come quando uno scrittore ha un blocco e ha bisogno di una pausa per ritrovarsi.
Se siamo fuggiti per molto tempo da noi può essere destabilizzante fermarsi.
Inventarsi modi simbolici per cominciare la vicinanza può essere un grande aiuto che diamo ai nostri figli, come nella storiella di Zeb, una piccola zebra che fa esperienza della lontananza con i genitori che le lasciano una scorta di “baci” stampati su dei piccoli foglietti.
Così i bambini/ragazzi possono avere maggiormente in mente che gli abbracci e i gesti simbolici possono essere costruiti e condivisi con i loro pari mantenendo distanze e protezione.
Le possibilità che sono alla nostra portata potrebbero essere molte a partire dal passare più tempo con i nostri figli per costruire con loro un rapporto diverso da quello che avevamo prima.
La relazione coi nostri figli è una relazione d’amore e questo è un gran momento per rivalutare l’amore.
“E’ un gran momento per rivalutare l’amore simbolico, quello che viaggia con le emozioni profonde: l’amore intuitivo, profondo, senza finalità.
Tutte le forme d’amore che non passano attraverso il controllo e la conferma.
Forme nuove di amore, forse per il futuro l’amore si trasformerà non più in necessario, non come bisogno o come cura, ma come grande patrimonio legato all’ altruismo.
Il grande dilemma del nuovo millennio è stato proprio la scomparsa dell’ amore ideale, inteso come dedizione, scoperta dell’ altro.. ”
L’orologio della mente- Paolo Possamai (2021) LineaEdizioni.
Un grande augurio per tutti noi .
Dott.ssa Elisa Sartoretto