La diagnosi. A cosa serve?

Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus

Quante volte, in seguito a dimissioni dall’ ospedale o in seguito ad una visita specialistica ci è stato restituito un referto diagnostico incomprensibile per nomenclatura ai non addetti ai lavori?

Quanto può essere indispensabile ed utile una giusta diagnosi e quando non lo è? E quanto può esserlo in psicologia? Cerchiamo di capirlo insieme.

 Per fare diagnosi sono necessari dei paramentri, vale a dire dei criteri grazie ai quali facciamo o meno rientrare  sintomi ed evidenze  rilevate grazie a  esami strumentali in classificazioni di tipo medico. In altre parole risultati di laboratorio e sintomatologia consentono di classificare e ricondurre  ad una determinata categoria diagnostica.

In ambito psicologico per fare diagnosi si utilizza un metodo nosografico descrittivo e il manuale diagnostico di riferimento è il DSM V, in cui è elencata e descritta una serie di disturbi.

Ogni disturbo è definito in base a un elenco di criteri che devono essere presenti.

 Uno dei criteri che consente di capire se siamo di fronte ad un vero e proprio disturbo è che i sintomi devono provocare una significativa riduzione della qualità della vita dell’individuo.

Questo manuale non è l’unico presente e viene aggiornato nel tempo. È stato costruito sulla base di un ampio sforzo della comunità scientifica, migliaia di specialisti riconosciuti hanno lavorato a dati tratti da ricerche sperimentali accuratamente pianificate. 

In base alla casistica delle malattie presenti in una data epoca vengono sviluppate delle classificazioni in quanto i canoni (quindi i criteri di cui parlavamo prima ) sono storicamente contingenti. Ciò significa che la società e i cambiamenti di una data epoca influiscono anche sul tasso di incidenza e sulla comparsa delle malattie, comprese quelle psicologiche.

La parola normalità può assumere diversi significati.

Ci può essere una normalità come  risultante di un’ analisi statistica, quindi possiamo ad esempio affermare che il disturbo d’ansia da malattia può essere presente in Italia nell’ anno 2018 tra l’1,3% e il 10% della popolazione. Le costanti preoccupazioni di avere un problema di salute in quel periodo riguardano una minoranza della popolazione.

Con l’avvento di un’ epidemia come è stata quella verificatasi negli anni successivi e  le preoccupazioni intorno allo stato di salute psicologica sono diventate più diffuse  e anche forse meno facilmente diagnosticabili, vista l’ eccezionalità del fenomeno pandemico nella nostra società e delle misure di contenimento.  

Per normalità poi possiamo intendere lo stato di salute, considerando l’individuo come un sistema omeostatico in armonia con se stesso e con il suo ambiente.  La malattia in questo caso è intesa come rottura di questo equilibrio.

In psicologia in particolare viene adottato il criterio di “norma funzionale” ossia ci si concentra nel comprendere quanto il comportamento in base alla caratteristiche tra aspirazioni e scopi sia adeguato ed efficiente nel perseguirli.

In che modo una diagnosi può contribuire a indirizzare i comportamenti di una persona al raggiungimento delle proprie aspirazioni?

La seguente tabella ci aiuta a trarre il massimo profitto da una giusta diagnosi che miri a risolvere più che ad inquadrare e cristallizzare i problemi .

UTILITÀ DELLA DIAGNOSINON UTILITÀ DELLA DIAGNOSI
Quando facilita la persona che riceve la diagnosi nella crescita nel suo contesto sociale. Ad esempio quando grazie ad essa viene convalidato lultilizzo di strumenti compensativi o di sostegni di tipo economico o consente di entrare in fasce protette di popolazione lavorativa .  Quando incasella lessere umano in una categoria perdendo di vista lunicità. Oppure quando porta a focalizzarsi troppo sulla malattia o concetti astratti/teorici legati ad essa per definire la persona stessa. Quando la diagnosi è prova e causa di ogni comportamento della persona . Sì, tanto lui è depresso cosa vuoi che ne capisca oppure Mi comporto così perché qui viene fuori tutto il mio essere borderline
Quando rende possibile la  comunicazione attraverso un linguaggio comune tra operatori coinvolti nella terapia in modo tale da coordinare gli interventi terapeutici.Quando è sbagliata. Gli errori diagnostici sono possibili quindi questa è una possibilità da considerare. Mantenere un pensiero attivo e curioso verso il proprio stato di benessere è utile anche quando ci si affida a un professionista.
Quando rende consapevole la persona del decorso che avrà quel problema (prognosi) durante il processo di trattamento, in modo che sappia ad esempio se un problema è cronico ed agire di conseguenza. La prognosi viene utilizzata in base al decorso di altre persone che hanno ricevuto in passato la stessa diagnosi.Impedisce di sviluppare autonomie e abilità . Ad esempio nel caso di disabilità lieve si considera il disabile poverino e quindi non lo si considera capace  nemmeno di apparecchiare la tavola. O innesca dei cicli per cui la persona inizia a comportarsi secondo le aspettative (secondo dunque una profezia che si autoavvera).
E utile a decidere le terapie da adottare. Le terapie necessitano di un modello di riferimento interpretativo / esplicativo e non possono basarsi sulla semplice descrizione di sintomi e segni.   Quando blocca il processo terapeutico in quanto non aiuta a mettere in pratica le cure necessarie . Quando ad esempio si cercano le cause del problema in maniera compulsiva trascurando come alleviare la propria sofferenza.  Oppure quando viene spiegata male dal professionista in maniera troppo tecnica o troppo sbrigativa. Viceversa se la persona che la riceve ha un atteggiamento di negazione e rifiuto verso di essa oppure si evita a priori la valutazione e dunque di andare dallo specialista perché si ha paura e sfiducia proprio nei confronti della formulazione di una diagnosi.
Quando legittima la sofferenza della persona e la condivisione della stessa con altri (capire che non si è gli unici al mondo).Quando viene presa come prova della propria impossibilità di impegnarsi in un migliore adattamento (evoluzione e/o cambiamento), nel rispetto dei propri limiti. Ad esempio quando viene presa come prova di incapacità  senza nemmeno fare tentativi.

Ancora qualche riflessione sul concetto di “normalità ” per sfatare il  tabù legato alla paura di essere ” diverso” ” anormale”” mentalmente malato”.

NORMALITA è

CIO’ CHE LA SOCIETA’ INTENDE COME RENDIMENTO SOCIALE SECONDO I SUOI CANONI STORICAMENTE CONTINGENTI

La norma funzionale giudica il comportamento in base alla caratteristiche  e agli scopi di un individuo o lo considera normale quando è adeguato ed efficiente.

Definisce una condizione di coerenza interna all’individuo tra aspirazioni e scopi, da una parte, ed efficienza e adeguatezza nel perseguirli.

 SALUTE è

RISULTATO DI UN SISTEMA IN ARMONIA CON SE’ STESSO ED IL SUO AMBIENTE

MALATTIA è

ROTTURA DELL’INTEGRAZIONE INTERNA INDIVIDUALE E DEGLI SCAMBI CON L’AMBIENTE

A LIVELLO BIOLOGICO, PSICOLOGICO, SOCIALE.

Bastano i farmaci per superare il malessere interiore e psicologico?

In molti casi certamente no.

Non esistono antidepressivi, esistono farmaci capaci di aumentare la disponibilità di serotonina, noradrenalina, dopamina ed una serie di osservazioni che mettono in relazione la carenza di questi neurotrasmettitori e quadri depressivi.

Lo stesso vale per i farmaci per trattare il disturbo ossessivo-compulsivo.

Alcuni pensieri e comportamenti, come ad esempio il desiderio di suicidarsi, la paura di uccidere i figli, di arrecare un danno a qualcuno, la tendenza a contare gli oggetti, quella di rimanere a letto sono condizioni del tutto note e conosciute.

In alcuni casi il fatto di vederle descritte come sintomi classici delle rispettive patologie porta un po’ di conforto ai pazienti che ritengono, erroneamente, di essere casi unici nel senso di estremi ed inguaribili.

Dott.ssa

Elisa Sartoretto