Dare un senso alle lacrime

Spesso crediamo che il metro per valutare se le cose stanno andando per il verso giusto sia quello di non soffrire e preferiamo provare a scacciare il dolore; pensiamo “non voglio star male.. non voglio piangere”.

Invece è  attraverso l’espressione e la narrazione del nostro dolore che possiamo davvero sentirci a contatto con la nostra natura umana.

Le nostre lacrime emotive hanno una composizione chimica tale da regolare l’umore e forniscono un potente segnale sociale all’altro. [1]

Non piangiamo le stesse lacrime per ogni dolore.

Se piango per un dolore fisico come quando gli occhi si irritano (lacrime riflesse) le mie lacrime saranno chimicamente diverse rispetto alle lacrime di rabbia o se piango perché ho perso qualcuno di caro (lacrime emotive).

Facciamo un esempio.

Il Principe Harry, erede al trono britannico, aveva 12 anni quando sua madre, la principessa Diana, morì sul colpo in un incidente stradale.

 Il Principe credette che la miglior cosa da fare fosse “imbottigliare” i suoi sentimenti, perché pensare a sua madre l’avrebbe reso solo triste e non l’avrebbe risarcito della perdita.  

Sebbene sembrasse felice quando le persone lo vedevano, dietro le quinte la sua vita era un vero caos .

Dopo 20 anni Herry si aprì, con l’aiuto di un terapeuta.

Realizzò così che aveva sepolto senza affrontarli pensieri ed emozioni soverchianti.

Diventare consapevole del suo stato mentale permettendo a se stesso di dargli espressione anche attraverso le lacrime,  hanno reso a Harry più facile il suo lavoro.

Sono questi i motivi per cui ha deciso di creare un fondo a supporto di un insieme di programmi per la salute mentale con suo fratello e sua cognata, chiamato “Heads Together” , che tradotto significa “Teste Unite” .

Questo diffonde il bellissimo messaggio che sentirsi autorizzati a conoscere e di conseguenza a parlare dei propri sentimenti sprona ad “andare avanti” nel senso di andare oltre,

superando lutti, traumi e qualsiasi evento difficile impatti sulla nostra esistenza.

A volte è difficile accogliere i pensieri tristi e manifestarli anche attraverso il pianto,  ma come per il Principe Harry,  il farlo può aiutarvi a entrare maggiormente in empatia con gli altri e a realizzarvi, qualunque significato diate alla vostra realizzazione.

Sarebbe senz’altro davvero più triste non avere qualcosa per cui valga la pena piangere.

[1] The neurobiology of human crying. Lauren M. BylsmaAsmir Gračanin, and Ad J. J. M. Vingerhoets

Clin Auton Res. Author manuscript; available in PMC 2020 Feb 1.

Published in final edited form as:Clin Auton Res. 2019 Feb; 29(1): 63–73.

Published online 2018 Apr 23. doi: 10.1007/s10286-018-0526-