Al di là della perdita. Cos’è la depressione?

E’ il secondo disturbo cronico più comune al mondo [1] ma anche il nome di uno stato d’animo.

Nell’ accezione di vero e proprio disagio assume una grande variabilità di manifestazioni, tra cui la mancanza di piacere nella maggior parte di ciò che prima era fonte di soddisfazione (sesso, lavoro, hobby, cibo, rapporti umani), problemi con il sonno e l’alimentazione, tristezza intensa e prolungata, rabbia o colpa verso se stessi o verso gli altri, di solito accompagnata all’ idea di aver fallito o di essere indegni e inutili anche se le concezioni di se stessi variano in maniera molto personale. Potrebbero anche essere presenti pensieri ripetitivi che rubano uno spazio importante del tempo e si focalizzano sul perchè ci si sente così e sulle conseguenze di questa condizione come tentativo mentale vano di risolverla.

Alcune persone si sentono depresse da sempre e non ricordano periodi della loro vita in cui prima erano diversi.

Esistono anche alcuni problemi medici che facilitano l’insorgenza dell’ umore depresso perchè inducono alterazioni organiche.

Sentirsi semplicemente tristi non significa provare depressione.

La tristezza è un emozione meno intensa ed esattamente come la depressione ha una funzione adattativa ben precisa che è quella di farci riprendere da una perdita reale o immaginata.

Gli eventi che potrebbero innescare quest’ emozione sono:

  • Perdere qualcosa o qualcuno.
  • La morte di coloro che ami.
  • Scoprire che qualcosa è diverso da come ti aspettavi.
  • Essere lontano da qualcuno che è importante per te.
  • Non raggiungere qualcosa di cui pensavi di aver bisogno.
  • Stare con qualcuno che sta male.
  • Pensare a ciò che non hai avuto nella vita, a ciò che ti sei perso; questo può valere se pensi anche alle privazioni di qualcun altro.
  • Venire escluso o auto escludersi, essere rifiutato.
  • …..

Se ti senti triste perchè è morto il tuo cane, questo è normale. Se ti senti fiacco e hai problemi ad alzarti la mattina per un periodo non troppo lungo, perfino se ti senti disperato e depresso sempre per un periodo limitato è normale, perchè stai vivendo un lutto.

David Foster Wallace,  scrive della propria depressione “la cosa brutta”, raccontando come sia simile a  stare sotto un acqua senza una superficie da cui uscire, come avere un buco nero davanti e sotto, senza fondo, un buco nero, nerissimo, con dentro qualche spunzone, magari, e tu fai parte di quel buco, e cadi anche quando rimani dove sei (… magari quando capisci che il buco sei tu, e nientaltro…).

Per Wallace il mondo è brutto, il mondo intero,  e tutto il suo essere si fonde con lo stato d’animo, si identifica vale a dire col buco, è la stessa visione che molte altre persone hanno quando le vedo durante i colloqui. La descrizione coglie in maniera lucidissima la condizione di blocco e l’immobilità che è condivisa dalle persone che nella loro vita hanno esperienza diretta del sentisi depressi.

Può interessare anche i bambini, sebbene loro possono soffrirne manifestandola maggiormente attraverso il corpo, quindi ad esempio con frequenti mal di pancia o agitazione o rallentamento nei movimenti, anche i più piccoli possono soffrire di questo stato di rinuncia e di impotenza.

Nel vortice in cui si incastrano le persone è comune che la spiegazione della depressione come malattia diventi un ulteriore motivo per sentirsi passivi,  non rendendosi conto che la mancanza di una spinta a muoversi verso la ricerca di nuove prospettive, motivazioni e progetti non è che parte del problema stesso.

Avete mai trascorso una giornata intera in divano e vi è sembrato tuttavia di non sentirvi affatto ripostati quando vi siete alzati ?

Allora potete domandarvi come mai siete così stanchi e cercare di riposarvi ancora abbandonando l’idea di uscire, ma questo non vi farà sentir meglio , perchè la vita vi sfugge e penserete ancora di più di non essere in grado e che non vi meritate nulla.

Come uscire da questo stato di blocco ?

Per ridiventare padroni a “casa vostra”, di voi stessi,  la direzione da seguire non è quella di pensare alle cause del vostro dispiacere,  non diventerete persone migliori focalizzandovi sui vostri errori o cercando una punizione.

Tutti quei “devo” che vi dite “ devo uscire”, “ devo vedere gente”, “ devo smetterla di ascoltare mia madre, mia sorella mia cugina, il mio capo” non vi aiuteranno.

Quando si sta molto male, ripartire dalla semplicità di ciò che ci dava calore come cercare un profumo , il risuscitato ricordo di un azione banale non è affatto inutile anche se nulla ci sembra piacevole .

Ci sono terapie come la psicoterapia breve del benessere psicologico di Giovanni Fava che si focalizzano proprio sul saper riconoscere i fugaci momenti di benessere per poi lavorarci insieme e costruire, un piccolo pezzo alla volta se necessario, ridimensionando gli standard severi che talvolta sono presenti in chi si deprime. 

Immaginiamo una porta che si rompe perdendo un cardine.

La descriveresti come “rotta” “danneggiata” o “difettosa”?

La chiameresti porta “disfunzionale” o porta “maladattativa”?

La maggior parte delle persone rispondono di “si” ad almeno una delle connotazioni.

Tutto è perduto dunque?

Il problema è questa risposta automatica, questo “si” istintivo, che non tiene conto di altre possibilità.

Pensiamo a tre contesti in cui potremmo dire che questa porta funziona molto efficacemente per i nostri propositi..

  • fare uno scherzo.
  • Fare una mostra d’arte per arredamento rotto.
  • Ricavare un oggetto dalla porta come una tavola surf.
  • Utilizzarla  per mettere  in scena uno spettacolo teatrale.
  • Mostrare i difetti di una progettazione in un corso di arredamento.
  • Far entrare più luce al mattino.
  • Sviluppare abilità spaziale/costruttiva per passaggi alternativi.
  • Chiedere un risarcimento al lavoro perchè ci siamo pizzicati.

Il dolore è fatto di tanti attimi e momenti che non sono infiniti anche se possono sembrarlo ,  “non buttate via il bambino con l’acqua sporca”, iniziate trattandovi con più gentilezza.

Dott.ssa

 Elisa Sartoretto [1] GBD 2017 Disease and Injury Incidence and Prevalence Collaborators. (2018). Global, regional, and national incidence, prevalence, and years lived with disability for 354 diseases and injuries for 195 countries and territories, 1990–2017: a systematic analysis for the Global Burden of Disease Study 2017. The Lancet. DOI.